Il
genere Nymphaea è strettamente correlato al
genere Nuphar. La differenza più evidente sta nel fatto che in
Nymphaea i
petali sono più grandi dei
sepali, mentre in
Nuphar i
petali sono molto più piccoli dei
sepali. Anche la maturazione del
frutto è diversa: il frutto di
Nymphaea affonda sotto il livello dell'acqua subito dopo che il fiore si è chiuso, mentre i frutti di
Nuphar restano al di sopra del livello dell'acqua fino a maturità.
Le ninfee sono talvolta chiamate
fiori di loto, ma non vanno confuse con le specie di loto indiano del
genere Nelumbo, usate nella cucina
asiatica e sacre all'
Induismo ed al
Buddhismo. Il
genere Nelumbo inoltre appartiene ad un'altra famiglia
Nelumbonaceae, e un ordine diverso
Proteales.
Paolo Bartolomeo Clarici (un botanico italiano: 1664 - 1725) nei suoi scritti afferma che il nome di questo
genere (e della sua
specie più conosciuta) fu voluto dal filosofo e botanico greco antico
Teofrasto (in
greco “Θεόφραστος”;
Ereso, 371 a.C. –
Atene, 287 a.C.) e da
Dioscoride Pedanio (
Anazarbe in
Cilicia, 40 circa – 90 circa) medico, botanico e farmacista greco antico che esercitò a
Roma ai tempi dell'imperatore
Nerone ”...perché ella ami e cresca nei luoghi acquatici e paludosi...”; ma, in alternativa a quando appena detto (è sempre il Clarici che scrive)
Plinio riferisce che questi fiori furono nominati da una
Ninfa tramutata in questo fiore perché gelosa di
Ercole. In realtà sembra che il nome generico (
Nymphaea) derivi dal vocabolo arabo
”nenufar” (derivato a sua volta dal persiano
”loto blu”). Ad introdurlo nella nomenclatura botanica è stato il medico, botanico e teologo tedesco
Otto Brunfels (
Magonza, 1488 –
Berna, 25 novembre 1534) nel 1534
[6].
Il nome scientifico attualmente accettato di questo
genere (
Nymphaea) è stato proposto in via definitiva da
Carl von Linné (Rashult, 23 maggio 1707 –
Uppsala, 10 gennaio 1778), biologo e scrittore svedese, considerato il padre della moderna
classificazione scientifica degli organismi viventi, nella pubblicazione
Species Plantarum del 1753.
Gli
antichi egizi adoravano le ninfee del
Nilo, o fiori di loto come sono anche chiamate.
N. caerulea apre i suoi
fiori al mattino e li affonda nell'acqua al tramonto, mentre
N. lotus fiorisce di notte e chiude i fiori al mattino. Resti di entrambi i fiori sono stati trovati nella camera sepolcrale di
Ramesse II.
Gli egizi, che nella scelta dei simboli utilizzati nei loro
geroglifici
attingevano alla realtà che li circondava, avevano rappresentato la
ninfea in alcuni segni. In uno di essi è disegnato il fiore di ninfea:
mentre in un altro, utilizzato come
simbolo numerico per indicare la cifra 10.000, è rappresentata una foglia di ninfea con lo stelo e il rizoma sommersi:
Tratta dall'album Altro e Altrove - Parole d'amore di popoli lontani (1993)
Il testo è di una poesia giapponese del 736. L'autore è anonimo.
Narra
di una spedizione diplomatica verso il reame coreano di Shiragi. Un
marinaio e la sua donna con queste parole si separavano.